Un’intervista per Energie Magazine. La preghiera

La preghiera. Una pratica filosofica di guarigione.
I Salmi canti d’amore e guerra

Quando si parla di preghiera la mente immediatamente disegna un altare e una chiesa, quando invece si parla di meditazione appare l’immagine di qualcuno vestito di bianco seduto a gambe incrociate.

Olivia Flaim, autrice del libro “La danza di Davide. Dalla lettùra dei salmi alle lèttere del cosmo”, ci racconta di come la preghiera possa essere intesa anche in modo laico e di come essa sia una vera e propria pratica filosofica che ben può prescindere dalle appartenenze religiose e dai templi di ogni genere.

Olivia perché ci tieni a specificare che la preghiera è una pratica filosofica?

Ci tengo molto perché troppo spesso si crede che pregare sia solo una pratica religiosa. Accade così che molte persone non avvicinano neppure l’idea che pregare sia possibile anche quando ci sente laici o addirittura in conflitto con la religione. Ci si priva così di un ottimo “metodo” per andare a “caccia di sé”.  Per questo motivo il mio intento è di riportare la preghiera alla filosofia, alla sua neutralità e spaziosità perché proprio la filosofia, da sempre, si occupa dell’uomo e dell’umano. L’assenza di ogni dogma o credenza precostituita, che la preghiera filosofica permette, la svincola da ogni pregiudizio possibile e lascia libero il campo d’esperienza e percezione personale di chi prega. La preghiera è un modo permettersi in contatto con il nostro modo di pensare l’Assoluto e i diversi modi della sua esistenza o, perfino, della sua inesistenza. Per questo essa è uno straordinario esercizio di umanità, perché in qualche modo permette di pensare al tutto ciò che sia percepito divino e di lanciare, da qui a là, una liana di parole.

Cosa sono i Salmi?
I Salmi sono l’antico libro dei canti del Tempio di Gerusalemme. Essi sono le preghiere più antiche della tradizione religiosa di tutto il mondo occidentale. Originariamente tramandati per via orale e poi trascritti in ebraico, i Salmi appartengono ad una tradizione al contempo quotidiana ed iniziatica.

Cosa intendi per tradizione iniziatica?
Si dice che siano “iniziatiche” tutte quelle vie o pratiche di trasformazione, come lo sono anche lo Yoga, il Tai Chi, o la meditazione, che mettono la persona ad un nuovo “blocco di partenza”. Quando si intraprende una via iniziatica ci si sente un poco come sulla soglia di un modo ancora sconosciuto di concepire l’esistenza; spesso, infatti, le vie iniziatiche offrono un linguaggio diverso per descrivere la vita e offrono nuove chiavi di interpretazione per elaborare la propria esperienza.

I Salmi in che modo sono una via iniziatica?
Innanzitutto lo è già la preghiera per se stessa. Essa trasforma l’animo e la capacità del pensiero il quale, per il solo fatto di connettersi con un principio di Assoluto, è quasi costretto a “sconfinare”. Poco importa che l’Assoluto prenda un nome o l’altro. Dal mio punto di vista è già molto arrivare a immaginarlo, un ipotetico dialogo con una forza trascendente e maggiore di noi.
Quanto ai Salmi, essi sono un testo composto di centocinquanta preghiere che, unitamente, compongono un ininterrotto canto sui sentimenti umani. Essi hanno lo straordinario potere di “iniziare” la persona a se stessa, la pongono nella condizione di elaborare una tale molteplicità di emozioni e relazioni da rinnovarla soprattutto attraverso il confronto con i sentimenti “lontani”, come per esempio la vendetta o la richiesta di giustizia attraverso l’annientamento del “nemico”.

Dicevi che i Salmi sono stati originariamente scritti in ebraico. Perché questo particolare è importante?
E’ molto importante perché l’alfabeto ebraico, la cui meditazione è parte integrante della ricerca spirituale della Qabbalah, è un alfabeto mistico.
Le sue ventidue lettere non sono solo singoli elementi di una parola, ma “porte”. Ogni lettera è una singola via di meditazione che apre ad una percezione delle forze del cosmo, del pensiero e dell’animo umano. L’alfabeto ebraico è mistico proprio perché possiede un “lato interno”, misterioso e nascosto,che non si lascia ridurre alla mera funzione della comunicazione linguistica ma che riporta sempre a questo Assoluto di cui l’orante va in cerca.Accade così che le ventidue lettere che lo compongono siano segni, simboli, numeri e forze numinose che allo stesso tempo descrivono e creano il cosmo, introducendo, iniziando chi lo osserva ad una nuova conoscenza delle cose.

Mi pare di capire che il testo dei Salmi nasconda molti significati possibili, “dietro” o “dentro” le sue parole…
Sì è così, io amo molto contemplare i Salmi e da lì intercettare i loro significati nascosti. Quando si osservano le lettere che compongono parole, esse si aprono come i sipari di un teatro e svelano il senso significati insospettabili che modificano totalmente le catene semantiche delle nostre credenze. La parola peccato, per esempio, inizia con la lettera chetalla quale è attribuito il significato di ostacolo e che  porta il numero otto. Essa pare suggerire che solo attraverso gli ostacoli si possa cominciare a costruire un ottavo giorno dell’esistenza, ovvero un infinito!

Perché dici che la preghiera è una pratica di guarigione?
Lo dico perché capita spesso che la malattia nasca dove c’è una stasi del pensiero o un’incapacità di rinnovare la propria vita dandole nuovo impulso. Pregare crea un affidamento importante perché questa fiducia-fede nasce, prima ancora che verso l’Assoluto, dentro chi prega. L’orante, esprimendosi attraverso la sua voce e il suo pensiero, organizza in ogni cellula del corpo un forza generatrice così potente e forte da produrre un vero e campo energetico di auto-guarigione.